L’ictus è una patologia che negli ultimi anni sta suscitando particolare attenzione, sia per l’impatto psico-fisico sui soggetti affetti, sia in termini psico-sociali (perdita del proprio lavoro, della propria libertà e vissuto di perdita della dignità personale).
L’Ictus può essere definito come il tempo che intercorre tra l’evento scatenante ed il raggiungimento del massimo danno cerebrale(finestra terapeutica). I sintomi che si manifestano nell’ictus sono dovuti alla perdita transitoria o permanente di determinate funzioni cerebrali. In diversi casi è possibile che si verifichi la perdita della sensibilità di un lato del corpo o del viso, la paralisi parziale, la perdita della vista nel campo visivo. Si possono manifestare o varie combinazioni di questi sintomi o magari uno soltanto. In molti casi l’ictus causa un danneggiamento permanente del tessuto nervoso con la conseguente permanenza dei sintomi, che possono comunque migliorare durante la terapia riabilitativa in quanto altre regioni cerebrali possono attivarsi per sostituire parzialmente la funzionalità persa.
Il trattamento dell’ictus è fortemente condizionato dalla variabile tempo. Infatti le vittime di ictus, all’insorgenza dei primi sintomi, devono essere trattate il più presto possibile ed è per questo che gli interventi precoci che massimizzano il coinvolgimento del paziente sono essenziali per promuovere il ripristino dell’andatura e il recupero motorio dopo l’ictus.
In uno studio recente è stato analizzato l’effetto di un trattamento focalizzato sul biofeedback e la biorisonanza nel potenziare la stimolazione elettrica funzionale (FES) e gli esercizi di equilibrio sulla capacità di camminare e il recupero motorio.
Nello studio sono stati presi in considerazione 68 partecipanti sopravvissuti all’ictus subacuto (meno di 6 mesi dal primo evento) con un’età fino a 90 anni. Questi sono stati assegnati in modo casuale a un gruppo sperimentale, eseguendo 15 sessioni di allenamento in FES biofeedback seguite da 15 sessioni di allenamento in equilibrio biofeedback (20 minuti ciascuna) oltre alle normali cure (70 minuti). Il gruppo di controllo ha eseguito 30 sessioni ( 90 minuti) di terapia convenzionale. I partecipanti sono stati valutati prima dell’allenamento, dopo 15 sessioni, dopo 30 sessioni e al follow-up di 6 mesi attraverso: velocità dell’andatura (risultato primario), parametri di andatura spazio-temporale, test di camminata di sei minuti, misura di indipendenza funzionale.
Quello che emerge dallo studio è che i gruppi sono notevolmente migliorati nel tempo: il 73% del gruppo sperimentale ha ottenuto una variazione clinicamente significativa della velocità dell’andatura rispetto al 38% del gruppo di controllo.
In conclusione possiamo dire che l’utilizzo di tecniche di biofeedback risulta ottimale per velocizzare il recupero della motilità a seguito di un ictus e ad oggi può rappresentare un’ottima terapia di supporto durante la fase iniziale di riabilitazione.
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