L’algologia, o medicina del dolore, consiste nell’approccio terapeutico e scientifico volto al trattamento del dolore, che può rendere il soggetto inabile sia da un punto di vista fisico che emotivo. Il dolore acuto relativo a un trauma fisico è spesso reversibile naturalmente, mentre il dolore cronico generalmente è causato da condizioni nella maggior parte dei casi difficili da trattare. Talvolta i neurotrasmettitori continuano a inviare la sensazione del dolore anche quando la causa scatenante non esiste più, come accade in pazienti affetti da sindrome dell’arto fantasma.
Il trattamento con mezzi farmacologici è rappresentato principalmente da analgesici non oppiacei, oppiacei, antidepressivi triciclici, anticonvulsivanti, mentre le misure non farmacologiche più utilizzate sono esercizio fisico e applicazione di calore o freddo.
Il medico che si occupa di terapia del dolore è storicamente l’anestesista, ma negli ultimi anni, anche se a fatica, tende a divenire una pratica collettiva di tutti i medici (dal medico di famiglia, al neurologo, chirurgo, etc.). Il contributo specifico dell’anestesista è costituito da qualcosa in più della semplice terapia medica, come la modulazione della trasmissione del dolore nel sistema nervoso mediante somministrazione di anestetici (blocchi nervosi) o altri strumenti di interazione col tessuto nervoso, il più delle volte correnti elettriche.
Con un importante decreto del 15 marzo 2010, il Parlamento italiano ha affermato il diritto alla cura del dolore per ogni individuo, indipendentemente dalla malattia e dall’età.
La terapia analgesica viene abitualmente applicata in vari contesti, dal postchirurgico, al traumatologico, neurologico (in particolare cefalee, nevralgie), a contesti con minor gravità, ma altrettanto invalidanti come l’ortopedico/reumatologico o l’odontoiatrico. Uno degli principali campi di applicazione della Medicina del Dolore resta però il campo oncologico, sia per alleviare le sofferenze dovute alla malattia, ad esempio nel caso di malati terminali, sia per ridurre i pesanti effetti collaterali dei trattamenti a cui tali pazienti sono sottoposti (chemioterapia, radioterapia).
Anche in questo caso, il dispositivo Papimi® per la terapia Enerpulse® è in grado di offrire un grande supporto al lavoro del medico, sia in casi meno critici ma ad alta frequenza (es. dolore alla schiena), sia in contesti più gravi, come testimonia l’utilizzo presso l’Ospedale Generale Regionale di Bolzano (Dipartimento di Riabilitazione Fisica) e l’Ospedale di Merano (servizio di Medicina Complementare), in cui sono trattati quotidianamente numerosi pazienti sottoposti a cure oncologiche.