La scienza psicologica si è da sempre occupata delle problematiche relative al legame tra mente e corpo e della relazione tra salute e malattia, sia fisica che mentale; nelle sue diverse applicazioni ha cercato di aggiungere sempre maggiore sistematicità ai concetti psicologici e al legame fra questi e la malattia organica.
La psicologia è così caratterizzata da una pluralità di modelli, di metodi e di tecniche che si traducono nell’applicazione pratica in diversi campi, quali quelli della psicosomatica, della psicologia della salute e della psicologia ospedaliera. Queste discipline racchiudono al loro interno una pluralità di contributi scientifici, professionali e formativi che si riferiscono alla promozione e al mantenimento della salute, alla prevenzione e al trattamento della malattia e delle disfunzioni associate e all’analisi e al miglioramento del sistema di cura e di elaborazione delle politiche della salute. Anche in questo caso l’applicazione di queste discipline all’ambito sanitario ha risentito dell’evoluzione storica, epistemologica e applicativa dei diversi paradigmi della psicologia, quali quelli comportamentale, cognitivo-comportamentale, psicodinamico e sistemico; l’elemento che però accomuna le diverse branche è la considerazione di un soggetto “contestuale”, la cui l’identità si forma all’interno delle relazioni.
In questo senso il processo di cura deve estendersi anche a tutto ciò che è collegato o ricollegabile al disturbo e non può limitarsi al solo organo o tratto disfunzionale; la malattia è intesa come risultante di una complessa interazione tra dinamiche individuali, evolutive, processi biologici geneticamente determinati ed esperienze sociali. Questa impostazione teorica si è riscontrata anche a livello metodologico e applicativo, portando gli studiosi a focalizzarsi in maniera attenta alle diverse tipologie di pazienti e dando vita a specifici ambiti quali, tra gli altri, la psico-oncologia, la psiconeuroendocrinologia, la dermatologia psicosomatica, la psiconeuroimmunologia, la psicocardiologia. Relativamente a quest’ultimo settore il mondo scientifico ha riconosciuto l’importanza di un approccio multidisciplinare e bio-psico-sociale alle problematiche cardiovascolari, come sottolineano molte Linee Guida, tra cui le Linee Guida Internazionali sulla Riabilitazione Cardiaca (2003), che postulano la necessità di modelli assistenziali multidisciplinari da applicarsi nell’ambito clinico, all’interno del quale cardiologo e psicologo dovrebbero operare in sinergia, unendo le rispettive competenze.
Ricerche in ambito psichiatrico hanno dimostrato la frequente associazione di psicopatologie con patologie cardiache; malattie mentali e disturbi psicologici possono alterare la produzione di ormoni determinando cambiamenti fisiologici che portano spesso ad una condizione di stress psicologico, con effetti immediati sull’attività cardiaca, regolata a sua volta dal sistema nervoso autonomo. Pertanto, anche la salute mentale impatta fortemente sull’equilibrio simpato-vagale, ragione per cui risulta lampante la possibilità di applicare l’analisi dell’Heart Rate Varability nel campo della neuro-psichiatria, in modo da far chiarezza sulla psicobiologia dei disturbi psichiatrici.
Un modello di integrazione neuro-viscerale ha permesso di rilevare l’associazione tra lo squilibrio del sistema nervoso autonomo, manifesto nel ridotto tono vagale, e la presenza di stati emozionali negativi che determinano lo sviluppo di condizioni psicopatologiche.
Il sistema nervoso centrale è strettamente collegato alle reti neurali deputate alle funzioni psichiche fondamentali per la conservazione della specie, come la regolazione delle emozioni, il controllo dell’attenzione e dell’umore, e tutte quelle attività che determinano il comportamento dell’individuo. I processi psicologici e le manifestazioni fisiologiche sono legati strutturalmente e funzionalmente da circuiti neurali corticali e subcorticali, che funzionano per mezzo di meccanismi di attivazione ed inibizione.
Emozioni negative come rabbia, frustrazione o ansia determinano una variazione della frequenza cardiaca, indice immediato di squilibrio del sistema nervoso autonomo. Al contrario, le emozioni positive sono associate a pattern coerenti del ritmo cardiaco, dovuti alla sincronizzazione simpato-vagale. Questi effetti possono essere interpretati in termini di regolazione dell’energia: la predominanza del sistema simpatico sul parasimpatico, ad esempio, impone una richiesta eccessiva di energia, che, se non fronteggiata dall’organismo, conduce all’insorgenza della patologia. Pertanto un funzionamento ottimale dell’organismo si raggiunge attraverso la variabilità nei processi che coinvolgono le sue varie componenti così da permettere una regolazione flessibile di dispendio energetico locale.
Fonte:
· Anastasi et al.,Trattato di Anatomia Umana, volume III, Milano, Edi.Ermes, 2007
· Faglioni Pietro . Il lobo frontale in Manuale di neuropsicologia a cura di Gianfranco Denes e Luigi Pizzamiglio Ed.Zanichelli Bologna, 1996;