In futuro non ci sarà più bisogno di bisturi e biopsie per individuare i tumori: basterà un semplice prelievo del sangue; si tratta della promessa della biopsia liquida che potrà rilevare le tracce depositate nel sangue dai tumori, analizzarle e studiarle così da diagnosticare la presenza della patologia e valutare l’efficacia delle terapie a cui il paziente si sottopone per curarsi.
Si tratta di una tecnica molecolare all’avanguardia che rappresenta un vero e proprio passo in avanti nella lotta al cancro e nell’individuazione di terapie sempre più personalizzate anti-tumore.
Ne dimostra l’efficacia una ricerca effettuata dall’Università Cattolica di Roma e dall’Iss, Istituto Superiore di Sanità, che coinvolge dei pazienti affetti da tumore alla prostata; i risultati sono stati pubblicati su una rinomata rivista del settore, Oncogene.
Proprio perché i tumori sono estremamente eterogenei e differenti l’uno dall’altro, risulta molto difficile identificare una terapia che sia valida ed efficace per tutti, considerando anche che non tutti i pazienti rispondono alla stessa maniera alle cure a cui vengono sottoposti. L’obiettivo primario per sconfiggere i tumori risulta pertanto l’individuazione di terapie personalizzate e per farlo è necessario che si effettuino esami che possano analizzare la presenza del tumore, il modo in cui progredisce e la risposta ai trattamenti di cura. Il tutto con la maggiore precisione possibile e con tecniche siano sempre meno invasive. Nel settore medico credo ci siano poche cose meno invasive di un semplice prelievo di sangue, ecco perché gli studi si stanno focalizzando sempre di più sulla biopsia liquida.
Gli studiosi hanno messo a punto un approccio che può analizzare le vescicole, delle piccolissime sacche proteiche depositate dalle cellule per comunicare il tessuto di appartenenza. Andando a studiare le varie caratteristiche molecolari delle vescicole rilasciate dai tumori, si può non solo capire se la presenza o meno del tumore, ma è persino possibile comprendere la sua stadiazione e la risposta alle cure, stabilendo pertanto quali farmaci hanno migliori e maggiori probabilità di successo.
Lo studio in questione ha trattato nello specifico il tumore alla prostata, verificando l’efficacia della biopsia liquida su vescicole, tessuti e in modelli pre-clinici. i dati parlano chiaro: su 40 pazienti, è stato possibile individuare la presenza o meno del tumore con una precisione che tocca la percentuale del 99%. Purtroppo 40 pazienti sono ancora troppo pochi quindi bisogna aspettare prima di poter cantar vittoria. I ricercatori hanno deciso di superare questo ostacolo progettando di sperimentare la tecnica a livello internazionale, coinvolgendo più di mille pazienti; così facendo, lo studio dovrebbe certamente dare informazioni più dettagliate in merito alla reale efficacia della biopsia. In aggiunta, come se ciò non bastasse, la medesima tecnica è stata studiata per combattere il cancro al colon ed ai polmoni.
Se ogni cosa procede come dovrebbe, nell’arco di un anno potremmo ottenere i primi risultati concreti; sarà necessario, per quel momento, trasformare una tecnologia sperimentale in un test clinico che si potrà impiegare in tutte le strutture ospedaliere. Anche per questo gli esami e gli studi stanno procedendo e probabilmente richiederanno 2 o 3 anni. A qual punto bisognerà solo cercare qualche azienda disposta ad investire sulla biopsia liquida così da farla entrare a pieno titolo nelle pratiche cliniche quotidiane dei vari ospedali.
La fonte: Repubblica