Star Wars, Superman, Star Trek sono solo alcuni dei film che ci hanno fatto conoscere gli ologrammi di personaggi, navicelle spaziali, alieni e via dicendo. Quello che però probabilmente non immaginavamo è che tutto l’Universo potesse essere un ologramma estremamente sofisticato.
Dei ricercatori di fama internazionale hanno condotto uno studio che unisce il lato teorico della fisica dell’universo primordiale con ricerche riguardanti la struttura della materia. Hanno partecipato alla ricerca, pubblicata sulla rivista Physical Review Letters, gli studiosi della sezione di Lecce dell‘Infn e dell’Università del Salento e con i risultati che ne emergono i ricercatori hanno provato ad aprire la strada a nuovi esperimenti che potrebbero rivelare l’origine del cosmo e dello spazio/tempo in cui viviamo.
Stando al modello presente, l’universo nasce a seguito di un’esplosione avvenuta circa 14miliardi di anni fa e conosciuta come Big Bang; da allora, ha iniziato un’espansione continua che l’ha trasformato in quello che è oggi. Quello che ci si chiede è come mai questa espansione risulti così accelerata e perché l’universo si stia gonfiando così tanto in così poco tempo.
Il modello attuale si fonda su una combinazione tra la materia percepibile e quella oscura (non visibile) e sull’azione dell’Energia Oscura, che rappresenterebbe la ragione principale di questa espansione così veloce. Prendendo come riferimento quanto affermato dalla nuova ricerca, i dati concorderebbero con un modello alternativo, fondato su un Universo Olografico. L’idea che il nostro universo funzioni come un ologramma è stata espressa da ricercatori e scienziati già alla fine del 900 e le prove scientifiche a dimostrazione di ciò erano già numerose all’epoca.
Quando si parla di universo olografico, però, che cosa si intende? L’ipotesi parte da un ologramma ordinario dove un immagine 3D viene codificata su una superficiale 2D e per percepire la terza dimensione è necessario iniziare dall’informazione sulle due dimensioni originarie.
Al fine di creare un ologramma, bisogna prendere due fasci di laser luminosi: il primo viene indirizzato verso un oggetto lontano e viene di conseguenza riflesso mentre il secondo viene inviato con il fine di essere rilevato e registrato. L’interferenza tra il fascio iniziale e quello riflesso permette di ricreare l’immagine e offrire la percezione della profondità. Per meglio capire quanto detto, l’essere umano ha a che fare con ologrammi quotidianamente, basti pensare a quelle figure tridimensionali stampate sulle carte di credito: stiam parlando dei famosi ologrammi di sicurezza.
I ricercatori hanno costruito il modello dell’Universo olografico partendo dall’ologramma ordinario; un punto dell’universo può essere spiegato attraverso le 4 dimensioni, tre riferite allo spazio più una riferita al tempo. Come avviene con l’ologramma ordinario, in cui un oggetto di tre dimensioni viene rappresentato da due dimensioni, nel modello dell’Universo Olografico i punti a quattro dimensioni vengono edificati partendo solo da 3 dimensioni. Ecco che l’intero Universo viene proiettato nelle tre dimensioni di spazio e tempo. I dati osservativi sono assolutamente coerenti con questo modello di universo; i ricercatori hanno di fatto preso in esame le varie osservazioni fatte dal satellite europeo Planck, ideato e pensato per studiare la radiazione cosmica di fondo. Facendo un’analisi di questa radiazione, vista come un’eco del Big Bang, possiamo rintracciare l’origine e gli indizi dell’universo olografico ma asserendo come in molti casi il modello olografico risulti più idoneo rispetto a quello attuale. Quello che si augurano gli studiosi è che questo nuovo studio possa aprire le porte ad una visione del mondo assolutamente non convenzionale ma al contempo affascinante e misteriosa.
La fonte: Repubblica