E’ ampiamente dimostrato che situazioni di stress ed eventi importanti di vita possano influenzare negativamente le abitudini alimentari, sia nell’uomo che nell’animale. Sono numerosi gli studi in letteratura a cui far riferimento: livelli tropo bassi di stress, ad esempio, possono indurre iperfagia, mentre alti livelli di stress cronico potrebbero portare ad una riduzione dell’assunzione di cibo. Alcune ricerche hanno messo in evidenza che nei pazienti soggetti a stress acuto vi è un aumento dell’appetito, in particolar modo c’è la tendenza ad assumere cibi più grassi durante i periodi difficili della vita.
Tali apparenti contraddizioni trovano una spiegazione se correlate alle abitudini alimentari del soggetto in questione: chi segue una dieta, esercitando quindi delle continue limitazioni sul proprio modo di mangiare, in situazione di forte stress tenderà a mangiare di più; chi, al contrario, mangia seguendo normalmente gli stimoli dell’appetito e senza porsi alcuna limitazione, in situazioni di stress tenderà a mangiare di meno.
Il dato certo, quindi, è che gli individui, a seguito di situazioni fortemente stressanti, cambiano le loro normali abitudini alimentari. Inoltre, lo stress risulta essere un fattore centrale anche nella genesi dei disturbi dell’alimentazione. Lo stress infatti determina un’associazione tra variabili cognitive e sintomatologia alimentare, associazione assente in situazioni di non stress. Inoltre, le dimensioni di impulso alla magrezza e di bulimia correlano con il perfezionismo in situazioni di stress, mentre la stessa relazione non si ha per l’insoddisfazione corporea.
Parlando di disturbi alimentari, sicuramente quello maggiormente conosciuto è l’anoressia. Una persona è affetta da Anoressia Nervosa se sussistono, nello stesso momento, le quattro seguenti caratteristiche:
– Perdita di peso rilevante (oltre il 15% del peso considerato normale per età, sesso e altezza).
– Paura intensa di ingrassare anche se sottopeso.
– Alterazione nel modo di vivere il peso, la taglia e le forme corporee.
– Amenorrea, ovvero scomparsa delle mestruazioni (assenza consecutiva di almeno tre cicli
mestruali).
Il termine anoressia letteralmente significa mancanza di appetito, ma ciò che piuttosto caratterizza l’anoressia nervosa è il terrore di ingrassare e la ricerca spasmodica della magrezza. La diffusione dell’anoressia nervosa risulta maggiore nei paesi industrializzati, caratterizzati da abbondanza di cibo ed in cui, soprattutto per il sesso femminile, il valore della magrezza viene estremamente enfatizzato.
L’anoressia nervosa si manifesta prevalentemente nel sesso femminile, in una percentuale superiore al 90%, e in molti casi l’esordio coincide con la pubertà, un momento in cui l’adolescente si trova a dover fronteggiare i numerosi cambiamenti del proprio corpo. Una dieta o, comunque, un tentativo di perdita di peso è spesso alla base dell’inizio di un disturbo di tipo anoressico. Se a questo aggiungiamo fattori individuali (come ad esempio la bassa autostima o il perfezionismo) e famigliari (per esempio, iperprotezione dei genitori), il passo per lo sviluppo del disturbo alimentare può essere breve.
L’evoluzione e gli esiti dell’anoressia nervosa sono estremamente variabili: in alcuni casi, ad un episodio di anoressia fa seguito una completa remissione; in altri, fasi di remissione, con recupero del peso corporeo, si alternano a fasi di riacutizzazione. Altri ancora presentano un’evoluzione cronica, con progressivo deterioramento nel corso degli anni. La caratteristica principale dell’anoressia nervosa è il rifiuto del cibo, ma chi soffre di tale disturbo ha sempre una intensa fame e appetito. Il rifiuto di mangiare nasce dalla forte paura di ingrassare e dalla necessità di controllare l’alimentazione. Per evitare di ingrassare chi soffre dei sintomi di anoressia nervosa mette in atto una serie di comportamenti tipici del disturbo quali seguire una dieta ferrea, fare esercizio fisico in maniera eccessiva, indursi il vomito dopo aver mangiato anche piccole quantità di cibo.
Si distinguono due forme di anoressia nervosa:
▪ l’anoressia restrittiva, in cui il dimagrimento è causato dal digiuno e dall’intensa attività fisica;
▪ l’anoressia con bulimia, in cui la persona mette in atto comportamenti che insieme al digiuno servono a diminuire il peso corporeo (abuso di lassativi e/o diuretici, vomito).
I soggetti che presentano i sintomi dell’anoressia attribuiscono un valore eccessivo all’aspetto fisico ed al peso corporeo. Alcuni si sentono grassi in riferimento alla totalità del loro corpo, altri, pur ammettendo la propria magrezza, percepiscono come “troppo grasse” alcune parti del corpo, in genere l’addome, i glutei, le cosce. Possono adottare le tecniche più disparate per valutare dimensioni e peso corporei, come pesarsi di continuo, misurarsi ossessivamente con il metro, o controllare allo specchio le parti percepite come “grasse”. Nei soggetti con sintomi di anoressia nervosa i livelli di autostima sono fortemente influenzati dalla forma fisica e dal peso corporeo. La perdita di peso viene considerata come una straordinaria conquista ed un segno di ferrea autodisciplina, mentre l’incremento ponderale viene esperito come una inaccettabile perdita delle capacità di controllo.
Sebbene alcuni soggetti con sintomi di anoressia possano rendersi conto della propria magrezza, tipicamente i soggetti con questo disturbo negano le gravi conseguenze sul piano della salute fisica del loro stato di emaciazione. Molti segni e sintomi dell’Anoressia Nervosa sono connessi alla estrema denutrizione. Oltre all’assenza di mestruazioni (amenorrea), i soggetti possono lamentare stipsi, dolori addominali, intolleranza al freddo, letargia o eccesso di energia. Possono essere presenti marcata ipotensione, ipotermia e secchezza della cute. Alcuni individui sviluppano “lanugo”, una fine e soffice peluria, sul tronco.
Molti soggetti con anoressia nervosa presentano bradicardia, alcuni hanno edemi periferici, più frequenti al momento del recupero del peso o alla sospensione dell’assunzione di lassativi e diuretici. In alcuni si evidenzia una colorazione gialla della cute associata ad ipercarotenemia. Può essere presente ipertrofia delle ghiandole salivari, principalmente delle parotidi. Tra i sintomi di anoressia, in coloro che si dedicano alla pratica del vomito autoindotto, possiamo trovare anche erosioni dello smalto dentale e cicatrici o callosità sul dorso delle mani, provocate dallo sfregamento contro l’arcata dentaria nel tentativo di provocare il vomito.
Per quanto riguarda la correlazione tra anoressia e alti livelli di stress, uno studio del 2016 pubblicato sulla rivista World J Biol Psychiatry, ha confermato ulteriormente questo legame tramite la misurazione salivare dei livelli di cortisolo (definito “l’ormone dello stress”), delle immunoglobuline IgA e dell’enzima α-amilasi.
In accordo con il criterio ufficiale al problema, si ritiene che l’approccio terapeutico migliore debba essere multidisciplinare (psichiatrico-psicoterapeutico/nutrizionale) e che le risorse della Medicina Complementare possano essere d’ausilio e supporto. Una delle tecniche che risulta essere più efficace è quella che utilizza la Meditazione Passiva Indotta come punto di forza. Ad esempio, il dispositivo ‘Inergetix CoRe System è uno dei più accreditati. Il dispositivo è il più semplice ed efficace sistema di biofeedback informazionale ed energetico che utilizza hardware e software per leggere l’ologramma del nostro corpo e le informazioni frequenziali corporee dando i risultati in un approccio multidimensionale per ridare l’equilibrio psicofisico, emozionale, biochimico ed energetico. E’ proprio lavorando sulle emozioni che il dispositivo permette alla persona di entrare in contatto con se stesso e ascolto i gradi del corpo.
Per analizzare l’argomento è possibile visionare due video di approfondimento ai seguenti link:
SaluScienza 2018
· Prof.Abbate Daga “La complessità dei Disturbi del Comportamento Alimentare”
· Ing. Andrea Gadducci “Comunicazione Morfogenetica Quantica dei sistemi viventi”
Fonti: Pubmed