Il cuore è un organo muscolare che si contrae ritmicamente esplicando la sua funzione di pompaggio del sangue negli organi attraverso i vasi. Le sue pareti sono rivestite dal miocardio, tessuto che presenta caratteristiche anatomiche e funzionali sia del tessuto scheletrico che di quello muscolare liscio. Il sistema di conduzione dell’impulso cardiaco è costituito dalle componenti muscolari del miocardio che danno origine all’impulso stesso. Di questo sistema fanno parte il Nodo Seno-Atriale (S-A), sede di insorgenza del battito cardiaco in condizioni fisiologiche, il Nodo Atrio-Ventricolare (A-V), sulla parete destra del setto atriale, il fascio di His e le fibre di Purkinje che permettono la propagazione dello stimolo nei ventricoli.
In condizioni fisiologiche, il ciclo cardiaco ha inizio nel nodo S-A dove viene generato l’impulso che si propaga prima negli atri e poi nei ventricoli, i quali contraendosi, eiettano il sangue verso la periferia. Sebbene il cuore si contragga ritmicamente per le proprietà del tessuto nodale stesso, la frequenza di generazione degli impulsi è controllata dal sistema nervoso autonomo. Il cuore risulta, infatti, copiosamente innervato dal sistema nervoso autonomo, in particolare le fibre nervose di tipo parasimpatico ricoprono i nodi, mentre le fibre di tipo simpatico sono particolarmente abbondanti nel miocardio ventricolare.
La stimolazione delle fibre nervose parasimpatiche, a livello cardiaco, ha un effetto inibitorio: induce una riduzione della frequenza di scarica del nodo S-A e un rallentamento della trasmissione dello stimolo, determinando un abbassamento della frequenza del battito cardiaco. La stimolazione simpatica, al contrario, si traduce in un effetto eccitatorio che provoca un aumento della frequenza cardiaca. In particolare, essa determina un aumento della velocità di conduzione degli impulsi ed un consistente incremento della forza di contrazione del miocardio.
Nel corso degli ultimi vent’anni, numerose ricerche hanno evidenziato come una scarsa variabilità della frequenza cardiaca sia indice di rischio di disfunzioni a livello cardiovascolare. Una delle prime applicazioni della tecnica di analisi dell’HRV, infatti, fu proprio in ambito cardiologico, dove ormai il suo uso clinico è ampiamente riconosciuto come indice di valutazione e predizione del rischio di mortalità. Tutte le disfunzioni a carico del cuore e dei vasi sanguigni rientrano nella definizione generale di patologie cardiovascolari, come ad esempio cardiopatie congenite, infarto acuto del miocardio, aritmie, ipertensione arteriosa sistemica, ictus. Secondo le 2012 European Cardiovascular Disease Statistics, esse rappresentano la prima causa di morte in Europa (47% delle morti totali) con maggiore prevalenza nei soggetti di genere femminile, con basso livello socio-economico e principalmente nell’Europa Centrale e Orientale. Nel 2005 sono stati stimati oltre 4.3 milioni di morti per questa causa e per il 40 % si trattava di morti premature, sotto i 75 anni di età.
Da questi dati, risulta chiara la necessità da parte di medici e ricercatori di indagare in maniera approfondita sulle nuove possibilità terapeutiche e preventive nel campo delle malattie cardiovascolari. In tal senso, la tecnica di analisi dell’HRV ha costantemente acquisito nuove funzionalità volte a fornire un valore aggiunto alla conoscenza delle condizioni fisiologiche e patologiche e alla valutazione e predizione del rischio di infarto e di morte. Vista l’importanza ricoperta dal SNA, gli operatori del settore, con il fine di valutare lo stato di salute psico-fisica di un individuo, hanno deciso di affidarsi sempre più alla tecnica Heart Rate Variability (HRV) una tecnica non invasiva ma ottimale nella valutazione delle funzioni simpatiche e parasimpatiche del sistema nervoso autonomo. L’efficacia e l’immediatezza dei risultati, la facilità di acquisizione ed elaborazione dei dati in aggiunta all’accessibilità del costo sono alla base dell’ascesa di questa nuova procedura di valutazione, caratterizzata inoltre da un’importante versatilità di utilizzo grazie alla possibilità di applicarla in diversi ambiti clinici.
Fonte: Pubmed
· Anastasi et al.,Trattato di Anatomia Umana, volume III, Milano, Edi.Ermes, 2007