Mens sana in corpore sano (una mente sana in un corpo sano), concetto mai stato così vero, fu espresso anticamente dal poeta Giovenale. Oggi questo detto è un appello, che tutti gli specialisti fanno al mondo medico e sanitario, nell’adottare di un approccio olistico. Perché, in futuro, il legame tra salute fisica e mentale sarà una priorità nella gestione della salute della popolazione.
La prof.ssa Mirella Ruggeri, professore ordinario di psichiatria all’Università di Verona e direttore della clinica psichiatrica dell’azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, e della scuola di specializzazione in psichiatria dell’Università di Verona, sostiene che le patologie del corpo e della psiche interagiscono reciprocamente. Ossia, le malattie fisiche e mentali condividono fattori di rischio comuni con effetti non solo additivi, ma anche sinergici. Nella sofferenza psichica c’è una componente che può insorgere in modo indipendente dalle situazioni di vita, ma c’è un’altra componente in cui giocano un ruolo condizioni stressanti o vissute come una minaccia, ad esempio una malattia fisica. Le reazioni più comuni sono ansia e depressione, che da forme subcliniche (sentirsi scoraggiati o un po’ giù) possono arrivare anche a livelli di gravità analoga a quelli delle depressioni che non hanno una patologia fisica alla base. Nei pazienti con patologie croniche o cronicizzabili, come cardiopatie, diabete, sclerosi multipla o altre condizioni neurologiche, tumori, l’ansia e la depressione possono toccare picchi molto elevati. Secondo la prof.ssa Ruggeri, se gli specialisti iniziassero a intervenire sui due fronti, curando cioè il corpo insieme alla mente, non solo si migliorerebbe la prognosi della malattia fisica, ma si abbatterebbero anche i costi evitabili della patologia, diretti e indiretti, con risparmi che secondo le stime potrebbero andare dal 30 al 50%. “La scarsa attenzione prestata all’interazione tra disturbi fisici e mentali”, continua la Ruggeri, “ha un impatto negativo in termini di costi sanitari e sociali, a causa dell’uso intensivo, eccessivo o inappropriato delle risorse, nonché dei costi indiretti come diminuzione della produttività, disabilità e riduzione della qualità della vita”. Costi che appunto sarebbero “evitabili con l’implementazione di interventi integrati e innovativi che affrontino efficacemente la complessità bio-psico-sociale“. Nonostante alcune evidenze, molti medici tendono a concentrarsi sui sintomi e sugli organi sottovalutando l’importanza dei problemi di salute mentale, specie quando accompagnano una grave malattia fisica. Il motivo è che molto spesso i problemi di salute mentale sono visti come semplici corollari della patologia principale, destinati a scomparire con il miglioramento della malattia fisica. Dall’altra parte, anche gli psichiatri, gli psicologi e in generale i professionisti che operano nell’ambito della salute mentale possono essere altrettanto riluttanti ad affrontare le comorbilità mediche, cioè la coesistenza di più patologie diverse, nei loro pazienti. Il mal di vivere che si accompagna al disturbo fisico, secondo la prof.ssa Ruggeri, non dipende necessariamente dalla gravità della malattia in sé, ma da quanto la condizione vissuta va a compromettere funzioni importanti per il singolo paziente. Ed è ormai più che provato che l’associazione fra problema organico e mentale implica una prognosi peggiore per la patologia fisica da tutti i punti di vista, anche in termini di sopravvivenza. Il paziente può, ad esempio, prendersi meno cura di sé, diventare più scettico nei confronti dei trattamenti prescritti, avere una ridotta compliance terapeutica e in alcuni casi fuggire dalle cure.
A conclusione, in casi di malattia fisica associata a un disturbo mentale, il solo uso dei farmaci, non basta. Occorre associare alle cure farmacologiche una psicoterapia, anche semplice e breve, per non ridurre l’efficacia del medicinale stesso. Nella medicina palliativa, ad esempio, si è osservato che l’associazione del farmaco alla psicoterapia diminuisce nettamente nel paziente la sensazione di dolore. Per la prof.ssa Ruggeri, quindi, “è fondamentale che ad ogni livello, medico-scientifico e sanitario, politico e istituzionale, si acquisisca consapevolezza della necessità di un approccio olistico, integrato“. Corpo e mente non sono ambiti separati. Quando soffrono insieme, insieme vanno curati.
Fonte: Adnkronos, Università di Verona