Ogni individuo si trova quotidianamente a dover fronteggiare diversi stimoli fisiologici ed ambientali, che sottopongono il proprio organismo ad un perenne sforzo di adattamento. Il Sistema Nervoso Autonomo (SNA) assume un ruolo fondamentale in questo frangente, poiché pone in evidenza la capacità di adattarsi ed adeguarsi della persona: agisce, infatti, come una sorta di “direttore d’orchestra” regolando tutti i processi fisiologici, tanto in condizioni normali quanto patologiche, attraverso l’alternanza di azioni eccitatorie ed inibitorie.
Vista l’importanza ricoperta dal SNA, gli operatori del settore, con il fine di valutare lo stato di salute psico-fisica di un individuo, hanno deciso di affidarsi sempre più ad una promettente e non invasiva tecnica di valutazione delle funzioni simpatiche e parasimpatiche del sistema nervoso autonomo: l’Heart Rate Variability (HRV). Un’alta variabilità del ritmo cardiaco è infatti un segnale indiretto del buon grado di adattamento agli stimoli interni ed esterni e caratterizza un individuo sano con efficienti meccanismi di regolazione del sistema nervoso autonomo. Al contrario, una bassa variabilità del ritmo cardiaco è spesso indice di anormale e insufficiente adattamento ai fattori esterni con conseguente ridotta funzionalità fisiologica del paziente.
Sempre analizzando il risultato di un’analisi di HRV, inoltre, si è in grado di determinare la prevalenza dell’attività simpatica o parasimpatica e quanto, in una situazione di squilibrio, l’attività di uno di questi due sistemi nervosi prevalga sull’altra. Al fine di stabilire dei criteri univoci di lettura e interpretazione dei parametri ricavati da un’analisi di HRV, nel 1996 la Task Force della European Society of Cardiology and the North American Society of Pacing Electrophysiology ha stabilito delle linee guida, tutt’oggi valide e seguite a livello internazionale.
Storicamente, il suo interesse clinico emerse nel 1965 quando Hon e Lee rilevarono la presenza di alterazioni negli intervalli R-R del segnale elettrocardiografico registrato per monitorare la sofferenza fetale (Hon, Lee 1965). Successivamente, altri autori (Sayers et al 1973; Luczak; Lauring, 1973; Hirsh, Bishop, 1981) hanno focalizzato l’attenzione sull’esistenza di ritmi fisiologici inseriti nel segnale della frequenza cardiaca (Wolf et al. 1977).
L’efficacia e l’immediatezza dei risultati, la facilità di acquisizione ed elaborazione dei dati sono alla base dell’ascesa di questa nuova procedura di valutazione, caratterizzata inoltre da un’importante versatilità di utilizzo grazie alla possibilità di applicarla in diversi ambiti clinici. Negli anni infatti, oltre ad assistere ad un aumento delle applicazioni di tale tecnica nel campo cardiologico, si è passati a dimostrare la sua efficacia e attendibilità anche in altri ambiti applicativi, tra i quali psicologia, psichiatria, psicoterapia e, ultimo arrivato in ambito temporale, medicina dello sport e benessere, con la diffusione di tecniche di misurazione sempre più semplici e alla portata di tutti, fino ad arrivare alla recente integrazione in numerosi smartphone.
Fonti: Pubmed: Sayers et al 1973; Luczak Lauring, 1973; Hon, Lee 1965; Wolf et al. 1977; Hirsh, Bishop, 1981