Eventi stressanti acuti e cronici, piccoli e grandi, possono tutti portare ad alterazioni dell’umore continue e in forma patologica, come ampiamente dimostrato dalla ricerca scientifica. Un disturbo dell’umore particolarmente diffuso legato ad uno stress acuto o a un trauma è il Disturbo Post Traumatico da Stress. Tale disturbo si manifesta in conseguenza di un fattore traumatico estremo, in cui la persona ha vissuto, ha assistito, o si è confrontata con un evento o con eventi che hanno implicato morte, minaccia di morte, gravi lesioni, o minacce all’integrità fisica propria o di altri, come aggressioni personali, disastri, guerre, rapimenti, torture, incidenti, malattie gravi.
La risposta del soggetto interessato a questi forti traumi comprende:
▪ Pensieri intrusivi: allucinazioni, flashback, incubi, sentimenti di orrore
▪ Evitamento: evitamento da fattori di ricordo, amnesia psicogena
▪ Iperarousal: sintomo psicobiologico, dovuto alla sensibilizzazione cerebrale a seguito di uno o più traumi
▪ Cognizione negativa: distacco, interesse diminuito per le attività, restringimento del campo affettivo
L’insorgenza del Disturbo Post Traumatico da Stress può intervenire anche a distanza di mesi dall’evento traumatico e la sua durata può variare da un mese alla cronicità; per questo si rende necessario trattare immediatamente e profondamente il disturbo, con tecniche dedicate come l’ S.B.V. stimolazione bilaterale visiva, la desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari (Eye Movement Desensitisation and Reprocessing), tecnica messa a punto da F.Shapiro nel 1989 basata sulla scoperta che alcuni stimoli esterni possono essere particolarmente efficaci per superare un grave trauma, attraverso l’elaborazione di informazioni legate al trauma stesso e fino a quel momento “congelate” in alcune aree cerebrali. Uno di questi stimoli esterni è rappresentato, appunto, dall’esecuzione di particolari movimenti oculari bilaterali da parte del paziente durante la rievocazione dell’evento traumatico. Non sono soltanto i forti stress associati a eventi traumatici importanti a mettere seriamente a rischio il benessere psichico. Secondo uno studio coordinato dall’Università della California e pubblicato sulla rivista scientifica Psychological Science, anche piccoli fastidi quotidiani possono lasciare il segno, fino ad assumere la forma di un vero e proprio disturbo dell’umore.
A rischiare sono soprattutto le persone per natura poco inclini ad adattarsi alle situazioni stressanti e a reagire in modo negativo, sentendosi ingiustamente vittima di soprusi voluti o di inconvenienti fortuiti. Alla conclusione i ricercatori sono arrivati esaminando i livelli di stress affettivo cui erano state esposte 711 persone d’età compresa tra 25 e 74 anni nell’arco di 8 giorni e la loro capacità di risposta nel quotidiano. Rivalutate a 10 anni di distanza, si è visto che chi mantenesse livelli di stress più elevati anche al termine delle giornate più tranquille aveva maggiori probabilità di sviluppare un disturbo dell’umore nell’arco di dieci anni.
Uno studio molto importante del 2013, condotto su un campione di roditori, ha invece offerto una nuova spiegazione di come lo stress possa essere fonte di disturbi dell’umore. Lo studio ha dimostrato che nell’interazione dinamica tra mente e corpo, durante l’interpretazione di stress prolungato, le cellule del sistema immunitario siano richiamati al cervello. A differenza delle problematiche che normalmente attraggono le cellule immunitarie del corpo (infezioni, traumi…), tale reclutamento di monociti non danneggia il tessuto del cervello, ma induce la comparsa di sintomi ansiosi.
La ricerca, condotta alla Ohio State University, ha mostrato che il cervello, sotto stress prolungato, invia segnali al midollo osseo richiamando monociti. Nello specifico, le cellule migrano in regioni del cervello legate a paura e ansia, tra cui la corteccia prefrontale, l’amigdala e l’ippocampo, generando l’infiammazione che causa i suddetti sintomi ansiosi.
Nei roditori è stato indotto uno stato di stress simile a quello che le persone provano in risposta a fattori stressanti della vita quotidiana. Ai topi maschi che vivono insieme è stato dato il tempo di stabilire una gerarchia, poi un maschio aggressivo è stato aggiunto al gruppo per due ore. Questo cambiamento ha provocato nei topi una risposta del tipo “fight or flight”, come se venissero ripetutamente sconfitti.
L’esperienza della sconfitta sociale porta a comportamenti di sottomissione e allo sviluppo di sintomi ansiosi. L’esperienza della sconfitta sociale veniva ripetuta ciclicamente, una, tre sei volte, e ogni volta il campione veniva testato per i sintomi ansiosi. Come previsto, più cicli di sconfitta sociale hanno comportato un aumento dei sintomi ansiosi, che a loro volta sono risultati associati a livelli più alti di monociti migrati al cervello degli animali, attraverso il sangue, dal midollo osseo. L’importanza di tali dati risiede nell’aver dimostrato il ruolo del sistema immunitario nella modulazione di alcune forme di ansia, superando la vecchia concezione legata al solo ruolo del sistema nervoso centrale.
È per questo che metodiche nuove come la Meditazione Passiva Indotta e la Biorisonanza Endogena risultano essere le tecniche più efficaci per facilitare il recupero psico- fisico. In particolare, grazie alla capacità di agire rapidamente sul Sistema Nervoso Autonomo SNA bilanciando la componente Simpatica (responsabile dello stato di allerta e agitazione dell’organismo) e quella Parasimpatica (che controlla le funzioni dell’organismo a riposo) e grazie alla capacità di eliminare frequenze di disturbo provenienti dall’ambiente esterno la Biorisonanza favorisce il rilassamento delle tensioni muscolari associate allo stress.
Possiamo confermare che la Biorisonanza endogena e la Meditazione Passiva Indotta risultano particolarmente utili, mediante processi di Biocomunicazione nel supporto al trattamento di disturbi come:
- Ansia, pensieri ossessivi, attacchi di panico
- Insonnia e disturbi del sonno
- Mal di testa cronici e cefalee
- Depressione
- Disturbi psicosomatici
- Stanchezza cronica e affaticamento
- Stress
- Scompensi biochimici
- Assenza di energia
- Deficit energetici
- Traumi e conflitti profondi
- Blocchi emotivi
- Scarsa autostima
Questo particolare strumento terapeutico permette non solo di lavorare sul sintomo, ma soprattutto sulle cause responsabili di squilibri e problematiche che difficilmente giungerebbero a soluzione con la sola cura farmacologica, ripristinando così il benessere psicofisico dell’organismo. Il principio cardine di questa tecnologia, è quello di agire direttamente sulla causa che genera un problema per estirpare le radici del problema stesso, a differenza dei metodi di trattamento classici che prevedono un’azione sul solo sintomo del paziente. Dopo pochi minuti di trattamento, il cliente si sente profondamente rilassato ed i problemi che poco primo lo agitavano, restano solo un eco lontano.
Fonte Pubmed