L’Epilessia è un disturbo neurologico cronico caratterizzato dall’occorrenza di crisi epilettiche, definite come manifestazioni cliniche a occorrenza parossistica, ricorrenza imprevedibile nella maggioranza dei casi, di brevissima durata, caratterizzate da sintomi dovuti a un’attività neuronale anomala.
Le crisi epilettiche, in rapporto all’intervallo temporale tra crisi ed eventuale patologia predisponente o scatenante le crisi, si distinguono in:
- Crisi epilettiche sintomatiche acute o provocate, quando insorgono in stretto rapporto temporale con condizioni patologiche cerebrali strutturali o tossico/metaboliche.
- Crisi epilettiche sintomatiche remote o non provocate, che si manifestano in assenza di fattori precipitanti e che possono occorrere anche in presenza di un danno non recente del SNC.
Dal momento che la patologia è estremamente debilitante per i soggetti che ne sono affetti, sono numerose le ricerche scientifiche che sono alla base della terapia. Ad oggi, la principale strategia terapeutica è una terapia farmacologica basata sulla somministrazione di farmaci antiepilettici (FAE) mirati al controllo di una crisi acuta e finalizzati a contrastare la ricorrenza delle crisi eliminandole o limitandone numero e gravità nel tempo.
Allo stesso tempo però numerosi sono gli studi che attestano la ricerca di strategie alternative; una tra le più accreditate e con cui si stanno avendo ottimi risultati è la terapia del Biofeedback e della Biorisonanza. Nel dettaglio in uno studio recente, registrato con il portafoglio del National Institute for Health Research (NIHR) e pubblicato sulla rivista EBioMedicine, è stata analizzata l’efficacia della terapia di biofeedback e di biorisonanza autonomo utilizzando la risposta galvanica della pelle GSR, un indice di eccitazione simpatica. Nel dettaglio, lo studio mira ad estendere studi clinici precedenti condotti sempre sulla terapia di biofeedback autonomo con un campione omogeneo e più ampio di pazienti con epilessia del lobo temporale. In questo caso invece, è stato utilizzato il neuroimaging per caratterizzare i meccanismi neurali di cambiamento nella frequenza delle crisi dopo la terapia.
Lo studio è stato condotto su 40 pazienti con epilessia del lobo temporale resistente ai farmaci (TLE) con età compresa tra i 18 e i 70 anni e con dosi stabili di farmaci antiepilettici. I pazienti sono stati reclutati in uno studio controllato e in gruppo parallelo da tre centri di screening nel Regno Unito. Sono stati assegnati o ad un gruppo di intervento attivo, che ha ricevuto la terapia con il biofeedback GSR, o ad un gruppo di controllo, che ha ricevuto il trattamento standard basato sull’assunzione di antiepilettici.
La misurazione dei risultati è stata intrapresa da un valutatore cieco per l’appartenenza al gruppo dei pazienti. Nel dettaglio, i dati MRI funzionali e strutturali dello stato di riposo sono stati acquisiti prima e dopo un mese di terapia nel gruppo di terapia e prima e dopo un intervallo di un mese nel gruppo di controllo.
Quello che si è evidenziato, a seguito dello studio, è che l’esito secondario è dovuto ad una modifica della rete in modalità predefinita (DMN) e ad una connettività funzionale della rete limbica che attesta gli effetti della terapia.
In conclusione, possiamo affermare che lo studio clinico fornisce prove evidenti in merito all’efficacia della terapia del biofeedback e di biorisonanza su cui si basa il dispositivo Inergetix CoRe System, evidenziando come questa terapia può essere un intervento comportamentale efficace e potente per i pazienti con epilessia resistente ai farmaci. E’ opportuno ricordare che l’approccio su cui si basa anche il dispositivo Inergetix Core System non è farmacologico ma soprattutto non è invasivo e privo di effetti collaterali.
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