SARS-CoV-2 è il virus che ha messo in ginocchio il mondo. Durante questi mesi segnati dalla pandemia, i ricercatori hanno messo in campo tutte le loro risorse per trovare sia una terapia che vaccinI sicuri ed efficaci, per bloccare la trasmissione dei contagi e dare respiro alle terapie intensive negli ospedali.
Per quanto riguarda il vaccino, siamo ormai giunti quasi al termine della corsa: in questo dicembre 2020 sono iniziate le prime vaccinazioni in diverse parti del mondo.
Contro il COVID-19, attualmente la terapia utilizzata è l‘ossigeno terapia e il desametasone, un corticosteroide, ma solo nei pazienti con i sintomi più gravi. Altre terapie sono in corso di valutazione, per il momento la migliore arma su cui possiamo contare è la prevenzione ovvero disinfettare frequentemente le mani, evitare di toccare occhi, bocca, naso, l’utilizzo della mascherina e soprattutto il distanziamento sociale.
Gli anticorpi monoclonali contro COVID-19
Sono in corso studi, ricerche e trials clinici per trovare una terapie alternative per i pazienti affetti da COVID-19. I principali sintomi, riportati dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), sono febbre, tosse secca, spossatezza fra i sintomi più comuni; indolenzimento e dolori muscolari, mal di gola, diarrea, congiuntivite, mal di testa, perdita del gusto o dell’olfatto, eruzione cutanea o scolorimento delle dita di piedi o mani sono sintomi meno comuni; difficoltà respiratoria o fiato corto, oppressione o dolore al petto e perdita della facoltà di parola o di movimento sono tra i sintomi più gravi.
Molti studi stanno confermando che la gravità delle condizioni dei pazienti ricoverati sono conseguenze indirette dell’infezione: In particolare un’esagerata risposta immunitaria, definita come “tempesta di citochine”, genera uno stato infiammatorio importante, che danneggia i teessuti corporei, tra cui principalmente i polmoni. Le citochine infiammatorie coinvolte sono IL-1 e IL-6, di cui sono stati registrati alti livelli nei pazienti COVID-19. In relazione a questa evidenza, si ritiene che un trattamento efficace potrebbe essere l’utilizzo di farmaci che bloccano l’azione di queste due citochine.
L‘immunoterapia, terapia che mira a rafforzare il sistema immunitario del paziente, ha un grande impatto nella prevenzione e risoluzione delle malattie infettive e al momento si stanno indagando sue possibile applicazioni in pazienti COVID-19, anche sulla base di conoscenze pregresse dovute a SARS e MERS (causate da altr virus della famiglia dei Coronavirus).
Innanzitutto, però, chiediamoci cos’è un anticorpo (o immunoglobulina): è una proteina, prodotta dai Linfociti B, che esplica un’azione protettiva in risposta all’entrata di un agente esterno (antigene) al corpo. Gli anticorpi riconoscono solo una piccola regione dell’antigene, e questa regione è chiamata epitopo, di fatto nel nostro corpo sono presenti tante popolazioni di anticorpi specifici per differenti epitopi. Nel caso di SARS-CoV, gli epitopi su cui si stanno principalmente concentrando, sono il Frammento S1, il Dominio di legame al recettore (RBD) per diverse molecole di interesse e la Proteina Spike o S.
La ricerca, al momento, sta lavorando alla realizzazione di anticorpi monoclonali, cioè anticorpi prodotti da un singolo clone di linfociti B, che in grado di riconoscere un unico nemico in modo molto preciso.
Tocilizumab
Tocilizumab è un farmaco, basato sulla tecnologia degli anticorpi monoclonali umanizzati che inibiscono sia il recettore di membrana che il recettore solubile di IL-6.
Gli anticorpi monoclonali umanizzati sono anticorpi ingegnerizzati in laboratorio che mantengono la struttura di un anticorpo umano, tranne che per la regione di legame all’antigene.
Sono facili da riconoscere perché il loro nome termina sempre con il suffisso -UMAB.
Vista la funzione di Tocilizumab, sono iniziati degli studi per valutare il suo l’impatto nella risoluzione di COVID-19, registrando, in alcuni casi, miglioramenti nelle condizioni dei pazienti, senza però dimostrare un’assoluta superiorità rispetto le altre terapie usate.
AIFA con il comunicato stampa n.600 del 17 giugno 2020, ha reso noti i risultati del primo studio randomizzato concluso a livello internazionale su Tocilizumab, interamente realizzato in Italia presso l’Azienda Unità Sanitaria Locale-IRCCS di Reggio Emilia in collaborazione con altri 24 centri. Per lo studio sono stati arruolati 126 pazienti, di cui 3 hanno ritirato il consenso informato, per cui le analisi sono state condotto sui 123 pazienti rimanenti. Nei pazienti con sintomi meno gravi non è stato possibile dimostrare benefici della cura, ma non si sono presentati nemmeno peggioramenti in termini di sopravvivenza.
Per capire le effettive potenzialità di Tocilizumab nel trattamento di COVID-19, sarà comunque opportuno aspettare i risultati di altri trials clinici. Nel frattempo il Tocilizumab deve essere considerato come farmaco sperimentale nel trattamento dei pazienti con COVID-19.
Gli sforzi compiuti finora dai ricercatori sono titanici e stanno finalmente dando i primi frutti, altri ne dovranno essere fatti per perfezionare la terapia basata su anticorpi monoclonali per sconfiggere il COVID-19 e per bloccare l’aumento dei contagi, riuscendo ad uscire una volta per tutte dallo stallo del lockdown.
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